In tema di grandi opere questi tempi sono stati caratterizzati dal dibattito sul Tav o sul Tap e ci si è dimenticati, forse, di un altro capitolo importante in agenda che è quello relativo alle reti di telecomunicazione. L’argomento è, quanto mai, attuale visto il prossimo lancio delle linee 5G a livello di mobile, per cui si è conclusa l’asta miliardaria nella seconda metà del 2018. Ma sembra un argomento che in troppi stiano ignorando quando potrebbe essere una svolta tecnologica radicale con grandi impatti sulla vita delle persone.
Di cosa si sta parlando, comunque? Per molti, il 5G altro non è che una nuova possibilità per i cellulari, per poter navigare più velocemente ed accedere a social e video in streaming più facilmente, ma questa è solo la cosiddetta “punta dell’iceberg”. Una definizione che si trova in rete definisce le reti mobili di quinta generazione come “reti ‘convergenti’, in cui la differenza tradizionale tra rete fissa e mobile tende a sfumarsi: le antenne radio-mobili utilizzate in una rete 5G raggiungono una densità molto superiore a quella delle reti attuali e sono interamente collegate con fibra”, in pratica si parla di un sistema che permetta di gestire un numero elevatissimo di utenze ad alta velocità e con tempi di latenza bassissimi. Questo cosa vuol dire in soldoni? Per l’utente medio odierno poco, diciamo che potrà vedere i video di YouTube senza quei fastidiosi blocchi dovuti alla linea traballante oppure connettersi alla nuova app di Sky Q per ricevere i servizi televisivi sul mobile senza problemi, ma l’avvicinamento delle prestazioni delle linee mobili a quelle di un collegamento Ftth (Fiber To The Home) apre le porte a un mondo che finora la maggior parte della gente immaginava relegato ai film di fantascienza. A fronte dell’obiezione che si traduce nell’espressione latina, divenuta proverbiale, “cui prodest”, proprio questi ultimi scenari legati all’IoT, l’ancora mitologico “internet delle cose”, sono la vera risposta.
L’utilizzo della banda larga mobile, infatti, non si limita a permettere una navigazione web più fluida e un accesso a contenuti e social media più rapido e preciso ma sarà per garantire lo sviluppo di applicazioni e servizi per quelle che vengono chiamate Smart City basati su sensori per il controllo del traffico, della raccolta rifiuti, dell’illuminazione urbana, la sicurezza attraverso sistemi diffusi di sorveglianza ad alta definizione, eccetera. In più anche le abitudini delle persone potrebbero cambiare considerevolmente per lo sviluppo e diffusione di applicazioni per la domotica che andranno ad assistere e facilitare la gestione della casa. Si pensi, ad esempio, a un sistema integrato che gestisca direttamente la casa, collegato con le stazioni meteorologiche per gestire la climatizzazione, con le forze dell’ordine per l’antifurto, con i tecnici per l’assistenza della caldaia o dell’impianto elettrico che possano avere un feedback immediato in caso di guasti, etc. Tralasciando l’impatto che questo possa vere su settori produttivi come industria e logistica, nel passaggio alla cosiddetta industria 4.0, che saranno sicuramente importanti, l’impatto di questa tecnologia sarà molto più visibile nella vita di tutti i giorni e potrebbe arrivare a cambiare le abitudini degli utenti per la possibilità di una connessione continua a una rete estremamente performante che potrebbe, in prospettiva, spingere ulteriormente a progetti di smart working o di decentramento delle unità produttive migliorando sia il bilanciamento fra tempo libero e lavoro sia, prospetticamente, l’impatto ambientale evitando continui spostamenti per questioni professionali.
Questo scenario ha già spinto a numerose critiche relative a vari aspetti della società ultraconnessa che va prospettandosi: si parte dai timori per la scomparsa della privacy alla paura delle conseguenze sulla salute, principalmente legate al mito dell’elettrosmog e della correlazione tra varie patologie e la presenza di reti wireless (mai dimostrate, nemmeno a livello di correlazione statistica, in verità) all’alienazione che un mondo sempre più virtuale possa spingere nella gente. Queste sfociano, poi, nel punto chiave che andrebbe analizzato: il 5G serve veramente ovvero ne avremmo veramente bisogno? Chiunque abbia studiato economia ricorderà la piramide dei bisogni di Maslow che va a descrivere la differenza fra i bisogni fondamentali degli esseri umani e le sue aspirazioni. Se si guardasse la lettera della trattazione, in effetti, non si riuscirebbe a definire dove si possa collocare questa nuova tecnologia ma estendendo un po’ l’analisi si potrebbe far ricadere il tutto nel bisogno di comunicare che è sia fisiologico nell’uomo come animale sociale, quindi rientrerebbe fra i bisogni primari, sia legato a tutti gli aspetti della vita permeando tutta la classificazione iniziale che già lo stesso Maslow, oltre un decennio dopo la sua prima elaborazione, estese aggiungendo altri livelli alla previsione originaria.
Un parallelo concreto potrebbe essere quello dell’A1, l’Autostrada del Sole: fino a metà ‘900 in quanti ne avrebbero immaginato l’utilità e la portata rivoluzionaria nel campo dei trasporti? Ai tempi il Pci, anche attraverso il suo organo di stampa, L’Unità, pose dure polemiche al progetto, giudicato inutile e costoso; la querelle si rivelò infondata e pretestuosa proprio per come la realizzazione dell’opera modificò in meglio la viabilità e le vie di comunicazione nel Paese. Stesso discorso si potrebbe fare per la metropolitana di Milano, che all’epoca della realizzazione della MM1 fu causa di un accesissimo dibattito politico sulla sua opportunità, esattamente come per il Tav Torino-Lione oggi, ma che la riprova dei fatti mostrò quanto questa divenne importante per i cittadini del capoluogo lombardo, facilitandone gli spostamenti e modificandone radicalmente i comportamenti. In definitiva non abbiamo alcuna sicurezza sull’effettiva utilità di questa nuova tecnologia, come non ne abbiamo ex ante quasi per nessuna opera infrastrutturale, né se la stessa possa soddisfare dei bisogni esistenti delle persone o crearne dei nuovi. Una cosa è certa, però, il balzo tecnologico sarà significativo e aprirà delle opportunità tutte da esplorare per facilitare la vita alla gente e per stimolare ulteriormente la crescita economica. Solo il futuro potrà darci delle certezze.