Il passaggio da watcher a creator

Il piano editoriale è morto?

La domanda è scomoda ma aleggia in molte delle agenzie che si occupano di contenuti, e in particolare della gestione dei profili social delle aziende

L’evoluzione degli algoritmi di Facebook oggi, e presto anche di Instagram, ci dimostra come la corsa di alcuni anni fa a scalare la numerica di fan e follower (nella prima fase di sviluppo dei social network), a cui ha seguito in un’epoca più matura un obiettivo di engagement, oggi non è più sostenibile.

La reach organica dei social network è sempre più bassa, in alcuni casi si attesta tra 0-1% (ad esempio Facebook), il che significa che in media un contenuto sulla pagina di un’azienda o di un brand può essere visto o notato soltanto da 1 dei 100 follower della pagina.

I social, attraverso il piano editoriale, sono stati spesso l’escamotage utilizzato per mantenere gli equilibri, e in quest’ottica sono diventati il canale “low cost” con cui comunicare: ha ancora senso questo approccio?

Forse no, a meno che si abbia anche un budget media destinato a dare visibilità a queste iniziative, ma questo imporrebbe, a questo punto, sia uno sviluppo più sofisticato dei contenuti da distribuire sia una maggiore selezione dei temi, dei messaggi, delle priorità.

Questo è quello che la maggior parte dei social network consigliano ad oggi: all’autenticità si associa la rilevanza. Solo così puoi continuare ad alimentare la relazione con i tuoi utenti.

Per saperne di più:
https://www.wired.it/attualita/media/2019/12/17/piano-editoriale-morto/?refresh_ce=